Nel corso dell’ultimo secolo, con l’avvento e la diffusione dell’energia fossile ad alta resa e a basso costo, essenzialmente il carbone e il petrolio, e con lo sviluppo di un mercato internazionale sempre più esteso, l’accesso e la modalità di utilizzo dell’acqua sono cambiati radicalmente.
In tempi recenti, a partire dagli anni novanta, con l’affermarsi dell’ideale di un mercato globale, l’acqua è stata assunta tra le risorse naturali commerciabili: da bene comune è diventata merce di scambio internazionale.
Si è passati così ad uno sfruttamento ad alta potenza attraverso la messa in opera di tecnologie di estrazione, sfruttamento e commercializzazione intensiva di origine industriale. Lo stretto legame tra acqua e necessità locali è stato spezzato e sostituito da una moltitudine di flussi diretti e indiretti attraverso il pianeta. Tali flussi sono gestiti in modo centralizzato da pochi attori, per lo più svincolati dalle realtà locali e sono determinati dalle regole del mercato globale, messe in opera dalle istituzioni transnazionali della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).
Nell’era della globalizzazione si assiste dunque ad una progressiva appropriazione delle risorse idriche locali, trasformate in merci preziose.
A cura di Alice Benessia, Maria Bucci, Simone Contu, Vincenzo Guarnieri.