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Da risorsa pubblica a merce di scambio

Nel corso dell’ultimo secolo, con l’avvento e la diffusione dell’energia fossile ad alta resa e a basso costo, essenzialmente il carbone e il petrolio, e con lo sviluppo di un mercato internazionale sempre più esteso, l’accesso e la modalità di utilizzo dell’acqua sono cambiati radicalmente.

In tempi recenti, a partire dagli anni novanta, con l’affermarsi dell’ideale di un mercato globale, l’acqua è stata assunta tra le risorse naturali commerciabili: da bene comune è diventata merce di scambio internazionale.

Si è passati così ad uno sfruttamento ad alta potenza attraverso la messa in opera di tecnologie di estrazione, sfruttamento e commercializzazione intensiva di origine industriale. Lo stretto legame tra acqua e necessità locali è stato spezzato e sostituito da una moltitudine di flussi diretti e indiretti attraverso il pianeta. Tali flussi sono gestiti in modo centralizzato da pochi attori, per lo più svincolati dalle realtà locali e sono determinati dalle regole del mercato globale, messe in opera dalle istituzioni transnazionali della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

Nell’era della globalizzazione si assiste dunque ad una progressiva appropriazione delle risorse idriche locali, trasformate in merci preziose.

A cura di Alice Benessia, Maria Bucci, Simone Contu, Vincenzo Guarnieri.


 
  • claudio ha scritto:
    17 dicembre 2009 alle 12:56

    Credo che l’acqua non debba diventare una merce.
    L’acqua è un bene pubblico, di tutti, che deve essere garantito a tutti.
    La legge andrebbe cambiata, l’acqua non deve essere venduta come prodotto di mercato, ma assicurata ai cittadini. Si paga per ogni cosa, non si può farlo anche per l’acqua!

  • Federico ha scritto:
    14 gennaio 2010 alle 13:52

    Anche secondo me la gestione dell’acqua deve essere garantita dallo Stato. Ma non tanto per una questione di costo, tanto per una questione di qualità. L’azienda privata che guarda al profitto non è portata ad assicurare al cliente la stessa qualità che lo stato deve assicurare al cittadino.

  • Diana ha scritto:
    14 gennaio 2010 alle 14:13

    Sono d’accordo: l’acqua è e deve restare pubblica; credo però che, oltre ai motivi già detti, legati al prezzo e alla qualità, il principio da seguire sia proprio quello del diritto naturale. L’acqua è un bene pubblico perché è un bene naturale, non un’invenzione umana: tutti, di diritto, devono disporne liberamente.
    Libertà di utilizzo, ma non di spreco: bisogna fare attenzione ai consumi, come al servizio che si presta.



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