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Il nostro peso sulla Terra

Una società sostenibile è quella che riesce a gestire correttamente le risorse a propria disposizione, in un’ottica di equità sociale e di rispetto dell’ambiente naturale anche e soprattutto con il mantenimento della biodiversità presente e di preservazione per le generazioni future. Una società sostenibile è in grado di appropriarsi dei servizi ecosistemici e naturali che il sistema Terra è in grado di garantire ai propri abitanti in maniera rinnovabile ed equilibrata.

Le risorse che preleviamo dalla natura sono molteplici: le materie prime, l’acqua, i combustibili in grado di fornirci l’energia necessaria alle nostre attività, il cibo. A tutte queste risorse, come anche i servizi sociali e ambientali forniti dalla natura (il riassorbimento delle nostre emissioni e dei nostri rifiuti, la depurazione dell’aria e dell’acqua ad opera di piante ed altri micro-organismi, la fornitura di ossigeno attraverso la sintesi clorofilliana delle piante), quasi mai viene assegnato il loro giusto valore, pur considerando che sono in grado di condizionare fortemente il costo/valore dei beni e servizi che l’uomo ricava da esse. La trasformazione di esse all’interno del sistema economico, attraverso la produttività dei processi tecnologici e attraverso la loro disponibilità, dovrebbe sempre tenere in considerazione anche gli effetti negativi (definiti normalmente esternalità) che nella maggior parte dei casi non sono presi in considerazione. Questa è la ragione per la quale il nostro reale peso sulla Terra è decisamente maggiore di quanto non ci appaia ad un’analisi superficiale o incompleta.

Il nostro cellulare, l’automobile o lo scooter, il pc, una bistecca, un piatto di pasta o una pinta di birra, sono tutti beni che portano con sé una significativa componente ambientale e sociale, costituita dai materiali con i quali sono realizzati, dai materiali movimentati per la loro realizzazione, dall’energia necessaria alla loro realizzazione e al loro trasporto, dalle condizioni lavorative delle persone che li hanno realizzati o che hanno prelevato dalla natura i materiali necessari. E non possiamo trascurare anche il fatto che il loro valore economico, come detto, quasi mai tiene in considerazione i reali impatti ambientali, che vengono scaricati interamente sul nostro ecosistema e raccolte sotto un nome impersonale quanto fuorviante: esternalità. Con tale terminologia si indicano delle conseguenze non direttamente monetizzate in un bene o servizio del quale stiamo appropriandoci: è il caso per esempio del contributo al riscaldamento climatico conseguente alla CO2 emessa dai comparti industriali che hanno realizzato quel bene o servizio, del grande quantitativo di materiali inerti smossi per il prelievo di alcune risorse minerarie indispensabili alla sua realizzazione, delle condizioni svantaggiate in cui versano molti lavoratori nei paesi meno sviluppati.

A cura di Alice Benessia, Maria Bucci, Simone Contu, Vincenzo Guarnieri.





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