La Conferenza di Rio de Janeiro (o Earth Summit) del 1992 fu molto più significativa della precedente, collocandosi, in termini di tempo, dopo la nascita e l’affermarsi del concetto di sviluppo sostenibile. Le divergenze maggiori si ebbero, come è facile immaginare, fra i paesi del nord del mondo, ricchi, sviluppati e con una sensibilità ambientale forzatamente acquisita, e i paesi del sud del mondo e in via di sviluppo, ai quali si volevano porre limiti di rispetto ambientale nella loro crescita. I principali risultati ottenuti, anche se deboli e fortemente condizionati dai rispettivi atteggiamenti di non collaborazione fra paesi ricchi e paesi poveri, furono:
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ratifica della convenzione sul clima, nella quale non vennero, però, presi impegni precisi per la stabilizzazione delle emissioni climalteranti;
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convenzione sulle biodiversità che sottolineava l’importanza della preservazione delle specie viventi e del patrimonio agricolo tradizionale (non fu però firmata dagli USA, in quanto non consideravano il patrimonio di biodiversità come un capitale naturale);
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dichiarazione sulle foreste, non trasformatasi in una vera e propria convenzione per il disaccordo dei principali paesi possessori delle foreste tropicali;
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nascita dell’AGENDA XXI, intesa come programma d’azione planetario sullo sviluppo sostenibile e sui mezzi per realizzarlo.
A cura di Alice Benessia, Maria Bucci, Simone Contu, Vincenzo Guarnieri.